Italia, ecco i tre talenti azzurri da seguire il prossimo anno
Tre talenti da seguire con particolare attenzione, tre promesse del calcio italiano che si augurano di essere mantenute
E chi lo ha detto che l’Italia non produce più talenti? Forse sì, per il nostro paese non è il più florido dei periodi, probabilmente le due mancate qualificazioni ai mondiali ci hanno spinto a guardare con scetticismo ai nostri settori giovani, spesso e volentieri anche a ragione, ma non è vero che l’Italia non produce più talenti. Seppur in numero ridotto, seppur non al livello di 20 anni fa, guardando i giovani emergenti di oggi si vedono segnali incoraggianti che possono anche far sperare in una rinascita del nostro calcio. Ci sono giocatori che meritano la lente d’ingrandimento che vanno osservati con particolare attenzione nella speranza che un giorno possano sbocciare e riportare l’Italia dove merita. Ecco perché abbiamo selezionato 3 calciatori venuti fuori dai settori giovanili italiani che meritano le attenzioni di tifosi e addetti ai lavori per essersi già messi in mostra di recente e per aver mostrato di avere le qualità per fare il grande salto.
Francesco Camarda, lo chiamavano predestinato
Il primo nome non può non essere il suo. In molti hanno già individuato in Francesco Camarda il futuro del Milan, squadra che lo ha cresciuto e che oggi lo sta sfruttando per tentare di evitare una dolorosa retrocessione in Serie D con la squadra U23. Stiamo parlando di un attaccante classe 2008, che ha scritto la storia della Serie A esordendo a 15 anni, 8 mesi e 13 giorni, facendo l’anno dopo anche il suo esordio in Champions League – il più giovane degli italiani – a 16 anni e 226 giorni. In Serie C ha giocato 9 partite e segnato 1 gol, in Champions la gioia della prima rete gli è stata negata per una posizione di fuorigioco. Tutto pian piano sta arrivando, bruciare le tappe può essere prematuro, ma il Milan ha tra le mani un talento da seguire e da coltivare, un centravanti vecchio stile – alto e longilineo – ma con il gol nel sangue.
Simone Pafundi, talento o falso allarme?
Il suo nome è già noto in Italia. Roberto Mancini su di lui disse: «Quando faccio le convocazioni parto da Simone Pafundi, poi scelgo gli altri». In azzurro, però, ha collezionato una sola presenza contro l’Albania, nel 2022, quando esordì per pochi secondi all’età di 16 anni. Oggi il 2006 è tornato all’Udinese, squadra in cui è cresciuto, dopo un anno di prestito al Losanna dove non è riuscito a incidere. Trasferitosi a gennaio 2024, nella prima metà di stagione ha contato 17 presenze in Svizzera, segnando 1 gol e servendo 2 assist. In questa stagione, però, le cose sono andate diversamente, giocando solo 3 volte e restando quasi sempre in panchina. Tornato in Friuli, ora starà a Runjaic decidere cosa fare: se girarlo nuovamente in prestito o trattenerlo e puntare su di lui facendolo crescere alle spalle di giocatori più esperti come Thauvin e Sanchez, ai quali somiglia per caratteristiche e ruolo.
Pietro Comuzzo, un’altra categoria
Abbiamo parlato di chi deve esplodere. Ecco, Pietro Comuzzo è già una certezza, ma resta comunque un talento da seguire con particolare attenzione, capire i margini di crescita sotto Palladino e immaginare dove può arrivare. La sua titolarità se l’è conquistata con il duro lavoro sul campo, scalzando una certezza del calibro di Martinez Quarta e componendo con Ranieri una coppia azzurra di grande spessore che ha reso la Fiorentina la seconda miglior difesa del campionato con 13 gol subiti, uno solo in meno rispetto a Napoli e gli stessi della Juve. Classe 2005, in questa stagione ha giocato 19 partite tra Serie A, Conference League e Coppa Italia, conquistandosi un posto in squadra nel suo primo anno nel calcio professionistico dopo anni di settore giovanile Viola: un predestinato.
Niccolò Di Leo