keyboard_arrow_left Indietro
| ANALISI

Da Verona al Verona, la trasformazione del Napoli un girone dopo

Dopo la partenza da incubo a Verona, a inizio stagione, il Napoli è cambiato radicalmente grazie al lavoro di Conte

Domenica, alle 20:45, il Napoli ospiterà il Verona al Maradona nella ventesima giornata di Serie A valida per la prima del girone di ritorno. L’obiettivo di Conte e i suoi è quello di confermarsi in vetta, attualmente sono al comando della classifica con 44 punti a +3 dall’Atalanta, ora, inseguitrice.

Il Napoli, trasformato da Conte, torna a crederci

Da Verona al Verona, una partita che “chiude” un cerchio e che testimonia la crescita della squadra rispetto a inizio stagione. L’arrivo dell’ex tecnico della Juve ha trasformato i partenopei che ora sono tornati a guardare tutti dall’alto e credono davvero di poter tornare a vincere il campionato come successo due anni fa con Luciano Spalletti. 

L’inizio shock al Bentegodi

La prima parte di quest’annata è stata la peggiore, lo shock al Bentegodi quando gli azzurri uscirono sconfitti 3 a 0. Un primo tempo alla fine positivo, sfiorarono il vantaggio più volte ma nella ripresa ci fu il crollo prima mentale e poi fisico. Livramento e Mosquera, con una doppietta, firmarono il ko. Questa la formazione che scese in campo dal 1’

NAPOLI (3-4-3): Meret; Di Lorenzo, Rrhamani, Juan Jesus; Mazzocchi, Anguissa, Lobotka, Spinazzola; Politano, Simeone, Kvaratskhelia.

Cosa è cambiato un girone dopo quella sfida col Verona

Un girone dopo, il Napoli si ritrova nuovamente di fronte agli scaligeri ma l’avversario che Zanetti e i suoi hanno davanti è ben diverso da quello che affrontarono al Bentegodi. Una difesa migliorata che ora ha raggiunto una solidità e non è un caso che sia la migliore d’Europa: 12 gol subiti, solo l’Atletico Madrid ha gli stessi numeri considerando i 5 campionati principali.

La svolta tattica di Conte

Altro cambiamento importante è la svolta tattica avvenuta nel match contro la Juve. Dalla difesa a tre a una linea a quattro. Una novitĂ  perfino per Conte che nella sua carriera è sempre rimasto fedele al terzetto arretrato. Poi, non va dimenticato il lavoro sulla produzione offensiva e in generale, il gioco di squadra. La vittoria a Firenze ne è l’esempio piĂą lampante. 

Martina Barnabei