Castro in rampa di lancio: solo Yamal lo precede
L’argentino si è preso il Bologna con la sua energia e mentalità vincente
Santiago Castro è il nuovo che avanza, uno dei volti di una Serie A finalmente attenta allo sviluppo dei giovani, più spregiudicata nel lanciarli e nello sfruttare la loro qualità e voglia di mettersi in mostra. Dopo una mezza stagione di rodaggio, con poche presenze ma anche tante occasioni per imparare agli ordini di mister Thiago Motta, il centravanti argentino è esploso definitivamente agli ordini di Vincenzo Italiano in un Bologna che sta iniziando a costruire un’identità chiara e riconoscibile anche grazie ai suoi gol e alla sua energia. Polverizzata, al momento, la non concorrenza del nuovo arrivato Dallinga, pagato ben 18 milioni la scorsa estate dal Tolosa per essere al momento nient’altro che un semplice sparring partner di quello che a oggi è il vero volto dei felsinei.
Castro è uno degli ultimi colpi di genio del maestro Sartori, direttore sportivo illuminato sempre un passo avanti rispetto a tanti altri colleghi, abituati a lavorare anche in realtà ben più illustri. Sembrano già pochissimi i 12 milioni investiti per il bomber di Buenos Aires nella scorsa finestra invernale di calciomercato, cifra che neanche un anno dopo potrebbe già essere raddoppiata o addirittura triplicata nel caso in cui qualche acquirente importante dovesse bussare alla porta del club emiliano. “Toto” è arrivato dal Velez con il chiaro obiettivo di lasciare il segno e per il momento i numeri gli stanno dando ragione: sono già tre i gol realizzati in questa stagione, tutti in campionato. Nei cinque principali tornei europei, tra i giocatori con almeno tre reti realizzate solamente Lamine Yamal (classe 2007) è più giovane di lui, che è nato nel 2004 ma ha già l’atteggiamento e la mentalità di un autentico veterano.
Una testa da futuro campione, riflessa a pieno nel suo modo di interpretare il gioco: Castro non è solo un giocatore dallo spiccato senso del gol, che vede la porta praticamente da tutte le posizioni. A colpire di lui, infatti, è soprattutto la grinta e l’energia con cui affronta la fase di non possesso, durante la quale si sprecano le sportellate anche con difensori fisicamente ben piĂą prestanti ed esperti. Una macchina che non conosce stanchezza, che ricorda sotto tantissimi aspetti il primo Lautaro Martinez: anche il Toro, infatti, arrivò in Italia con la stessa fame di incidere e qualche anno dopo è diventato uno degli attaccanti piĂą completi al mondo. La parabola di Castro, che in Argentina è anche conosciuto come “King Kong” o la “Locomotora” proprio per la sua forza fisica e il ritmo incessante con cui affronta le partite, può certamente essere la stessa. E poco importa se sul piano tecnico resta ancora qualcosa da limare: il tempo è certamente dalla sua parte, in un ambiente pronto a coccolarlo e ad accompagnarlo passo passo in tutto il suo processo di sviluppo da promessa a futuro campione.
Iacopo Erba