La seconda giovinezza di Pedro, campione e leader nato
Lo spagnolo ha conquistato tutti nell’ambiente Lazio e in questa stagione soltanto un “vecchietto†segna più di lui
Pedro sta bene, ha una testa centrata, sa che c’è fiducia. Quando ti alleni forte, non c’è un’età .Â
Ha fatto un ritiro meraviglioso e dato da subito dei segnaliâ€. Parola di Marco Baroni, allenatore che ha regalato una seconda giovinezza a un campione che sembrava destinato a non incidere più nel calcio che conta. La nuova vita di Pedro è racchiusa in queste parole, ma parte da lontano: un atteggiamento esemplare e, soprattutto, la fame di un ragazzino nonostante il numero incalcolabile di trofei già conquistati in carriera.
Sono questi i segreti dietro alla longevità di quei pochi giocatori che hanno la capacità di lasciare il segno a prescindere dalle epoche storiche. Un entusiasmo tradotto anche nei numeri di una stagione sin qui strepitosa in cui, più che un gregario di lusso, ha rappresentato per una Lazio terza in campionato e prima in solitaria nel maxi girone di Europa League un titolare aggiunto e, più di ogni altra cosa, una vera e propria guida spirituale.
Lo spagnolo aveva parlato così ai canali ufficiali della UEFA dopo il 2-1 sul Porto, deciso da una sua rete allo scadere: “È molto bello vincere così ed è molto importante per noi, perché il Porto è una squadra molto forte e fisica, con giocatori bravi e importanti. Abbiamo fatto una buona prestazione e è una bella serata per tutti, dobbiamo approfittare di questo momento e continuare così. Le possibilità di qualificazione della Lazio? Questa vittoria ci avvicina molto alla qualificazione. Per noi è un passo molto importante anche se è ancora un po’ presto per considerare l’obiettivo raggiunto perché mancano altre partite e il cammino è ancora lungoâ€.
Bastone e carota, come solo i grandi sanno fare. Intanto, però, il numero dei gol in tutte le competizioni è già salito a sei, un record tra gli over 37 impegnati nei cinque principali campionati europei nella stagione in corso. E se estendiamo il dato agli over 35, davanti a lui c’è solo un alieno chiamato Robert Lewandowski, già a quota 19 e destinato a passare alla storia come uno dei più grandi centravanti di sempre. Ma Pedrito, che punta non è, non insegue record individuali e preferisce trascinare una Lazio giovane e tosta a obiettivi sempre più ambiziosi. Perché un grande campione è anche questo, e lo spagnolo fa certamente parte della categoria.
Iacopo Erba